I rifiuti elettronici e la nuova frontiera della “ricircolarità”

I rifiuti elettronici e la nuova frontiera della “ricircolarità”
14 Marzo 2022 Antonio Lucarella

I rifiuti elettronici sono, tra i rifiuti solidi, quelli con l’incremento più alto e veloce a livello mondiale, ma solo una loro piccola parte viene riciclato. Molto spesso i rifiuti elettronici vengono smaltiti in modo non regolare e finiscono spesso in discariche o inceneriti. Eppure sono tra i materiali più dannosi per l’ambiente dato che possono rilasciare sostanze nocive come il mercurio e il berillio. Un controsenso della nostra società dei consumi.

Per comprendere meglio di cosa stiamo parlando quando parliamo di rifiuti elettronici, pensa a quello che sta accadendo in questi giorni in Italia per la nuova tv digitale e lo switch off: nella migliore delle ipotesi molte famiglie hanno deciso di comprare un nuovo televisore a schermo piatto o in linea con i nuovi standard tecnologici. Si prevede in Italia ci siano ben 17 milioni di televisori pronti a finire in discarica. Un paradosso visto che la dismissione di questi apparecchi è dovuta alle nuove misure per la transizione digitale: un provvedimento pensato per migliorare la nostra vista rischia invece di danneggiarla.

Ma pensiamo anche a un ufficio ministeriale o uno studio professionale che si libera delle sue vecchie stampanti. A un istituto scolastico che decide di cambiare i computer del laboratorio di informatica: queste operazioni replicate migliaia di volte in posti diversi portano alla produzione di un’enorme quantità di spazzatura elettronica. Se non correttamente gestiti, tutte questi apparecchi elettrici ed elettronici (AEE) che oggi migliorano la nostra quotidianità sono destinati a diventare, nel breve periodo, una minaccia per la nostra salute. Alle volte queste apparecchiature “obsolete” sono ancora perfettamente funzionanti e in questo caso vengono spediti in paesi lontani dove vengono reimmessi in giro nel mercato locale. Tonnellate di rifiuto elettronico scartato dall’occidente ritorna dunque a nuova vita, si fa per dire, in Africa: un oggetto di seconda mano che finisce però subito nella discarica locale appena si rompe dopo pochissimi utilizzi.

Esistono normative internazionali che vietano i movimenti di rifiuti pericolosi oltre frontiera, ma un’eccezione alla regola prevede che possano essere esportati i dispositivi che poi verranno riparati localmente e rivenduti come oggetti di seconda mano. Grazie a questo semplice escamotage legale, le superpotenze mondiali hanno brillantemente “risolto” il problema del riciclaggio dei rifiuti elettronici buttandoli nei paesi dove la necessità economica e la corruzione fanno accettare l’inaccettabile. Ad esempio in Ghana, aggirando le norme internazionali, sono state depositate più di 250 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici.

Ogni anno prodotti milioni di tonnellate di rifiuti elettronici

Gestire i rifiuti elettronici per le imprese, ma anche per i comuni cittadini, è diventato un impegno gravoso. Basti pensare solo alla mole dei quantitativi di cui stiamo parlando. Una montagna enorme composta da rifiuti elettrici ed elettronici è prodotta ogni anno nel mondo: circa 40 milioni di tonnellate di electronic waste. Unione Europea e Stati Uniti fanno a gara a chi produce più spazzatura elettronica: frigoriferi, computer, televisori, telefoni, condizionatori d’aria, lampade, forni, tostapane e altri innumerevoli e spesso inutili dispositivi elettrici ed elettronici.

Gli ultimi dati giunti dalle Nazioni Unite parlano di circa 57,5 milioni di tonnellate di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) diffusi nel mondo a fine 2021. Entro il 2030 la montagna di e-waste salirà a 74 milioni di tonnellate, mentre la produzione globale di rifiuti elettronici cresce di due megatonnellate l’anno a causa dei tassi di consumo più elevati (+3% annuo), dei cicli di vita più brevi dei dispositivi e delle limitate opzioni di riparazione. Ogni anno ciascun cittadino accumula altri 4-5 chili di apparecchiature che rimangono abbandonate prima di essere smaltite. Un freno alla crescita impetuosa delle apparecchiature elettriche ed elettroniche è stato messo dagli ultimi tragici eventi quali la pandemia da Covid-19 e la guerra in Ucraina.

Cosa possiamo fare per arginare la spazzatura elettronica?

Possiamo fare molto per migliorare la situazione e gestire al meglio tutte le problematiche legate ai rifiuti elettronici. Oltre a chiedere ai governi di emanare norme più idonee a favorire approcci più sostenibili nei confronti delle apparecchiature elettriche ed elettroniche, i cittadini possono fare molto, soprattutto operando un cambio di mentalità.

Prima di acquistare un nuovo prodotto elettronico chiedersi se quello che abbiamo è davvero da cambiare o se non sia possibile ripararlo. È utile resistere alla tentazione del “nuovo” e ai messaggi adulatori della pubblicità con cui le aziende ci bombardano per invitarci ad acquistare il prodotto all’ultimo grido. Dovremmo chiederci ogni volta se ne abbiamo davvero bisogno. Inoltre prima di acquistare il nuovo è preferibile dedicarsi a vendere e comprare l’usato. Prolungare di un anno la vita di tutti gli smartphone dell’UE permetterebbe, per esempio, di risparmiare 2,1 MtCO2eq l’anno, corrispondenti all’eliminazione di un milione di auto dalla circolazione.

Successivamente, in ultima battuta, serve dedicarsi al riciclo nella consapevolezza che riciclare non è la soluzione per tutti i mali ecologici: la vera soluzione è produrre meno rifiuti. Questo è punto delicato perché coinvolge tecnologie che vanno ben oltre la portata del singolo cittadino. Ma dobbiamo fare noi il primo passo, occupandoci di fare una corretta raccolta differenziata, senza scetticismo e indolenza. Per le imprese che producono grossi quantitativi di RAEE è importante rivolgersi a ditte specializzate nella raccolta e smaltimento della spazzatura elettronica. Solo un dato: riciclare un milione di laptop consente di risparmiare l’equivalente energetico dell’elettricità utilizzata da più di 3500 case statunitensi all’anno.

Alla ricerca delle terre rare nei rifiuti elettronici

Certamente “estrarre” terre rare da smartphone e altri dispositivi elettronici è un lavoro duro, complicato e con molte implicazioni etiche. Non è facile estrarre metalli da cellulari o computer che diventano sempre più piccoli. Più piccoli sono più metalli contengono e più diventa difficile lavorarli. Il metallo è letteralmente fuso con le altre componenti plastiche. Ma la conoscenza scientifica ci viene in aiuto.

L’Università dell’Iowa, negli Stati Uniti, ha ideato un sistema semplice ed economico per estrarre i metalli, anche quelli preziosi, dai rifiuti elettronici che entrano nel processo di riciclo. Attraverso un processo di ossidazione controllato, che sfrutta la diversa reattività dei componenti, il sistema messo a punto degli scienziati americani consente di separare i metalli che si trovano all’interno dei circuiti. Il procedimento pare essere economico e può essere condotto a temperature relativamente basse, comprese tra 270 e 370 °C. Un bel colpo che potrebbe ridurre drasticamente l’estrazione di metalli come oro, stagno e tungsteno (componenti essenziali dei nostri smartphone) da terre in cui si assiste quotidianamente a conflitti e violazione dei diritti umani.

Il recupero “etico” delle materie prime contenute nei rifiuti elettronici potrebbe, da un lato, ridurre per molti Paesi la dipendenza dalla fornitura estera e, dall’altro, abbattere le emissioni di gas serra. Il riciclo dell’oro, ad esempio, permette di ridurre l’80% di CO2 per unità d’oro rispetto alla sua estrazione.

Favorire l’Eco Design e il Life Cycle Thinking

Questo punto ci porta anche a riflettere come il processo produttivo sia un altro fattore che può contribuire alla riduzione e a un riciclo più facile delle apparecchiature elettriche ed elettroniche. Migliorare la progettazione e la produzione dei prodotti elettronici è forse il punto cruciale, insieme alla modifica delle nostre abitudini di consumo, per combattere la spazzatura elettronica. Il design ha un ruolo fondamentale per lo sviluppo di prodotti che rispecchino il più possibile i principi dell’economia circolare.

Durante la fase di concezione, progettazione e sviluppo, vengono prese decisioni che possono avere effetti significativi sulla sostenibilità o meno del prodotto durante il proprio ciclo di vita. Pertanto, è necessario che in fase di concezione e progettazione siano condotte opportune valutazioni preliminari configurando possibili scenari di mercato al fine di valutare i requisiti di sostenibilità ambientale e di sostenibilità economica. A tal fine è fondamentale basarsi su approcci di Life Cycle Thinking, ovvero mediante analisi e valutazioni, applicando metodologie standardizzate, che tengano conto degli impatti generati lungo tutto l’intero ciclo di vita del prodotto e non solo focalizzando l’attenzione sul fine vita.

Secondo i dati diffusi dal Ministero dell’Ambiente, le emissioni del settore AEE potrebbero diminuire del 43% concentrandosi sul contenuto di materiali riciclati nelle AEE, fino a superare il 50% se aumentasse il loro riutilizzo. Per ottenere queste riduzioni è necessaria l’implementazione di strategie appropriate volte, ad esempio, a:

  • – migliorare la progettazione delle AEE al fine di facilitarne il riutilizzo e il riciclaggio dei diversi componenti;
  • – supportare e sviluppare il riutilizzo e la riparazione delle AEE;
  • – superare le barriere tecniche o economiche per l’integrazione di materiale riciclato nei nuovi prodotti.

Un aspetto importante da non sottovalutare è il legame che esiste tra la digitalizzazione, l’economia circolare e la riduzione delle emissioni. La Commissione Europa chiede sempre più insistentemente che la trasformazione digitale garantisca una società sostenibile, e cioè che la tecnologia aiuti l’Europa a diventare neutra dal punto di vista climatico entro il 2050 e che sostenga l’economia circolare attraverso una maggiore efficienza dal punto di vista energetico, l’impiego di fonti di energia rinnovabili e una efficace comunicazione ai consumatori su composizione, gestione del fine vita e riciclaggio delle AEE.

L’obiettivo è arrivare a produrre solo quello che si può “ricircolare”: non si generano più rifiuti che non possono essere riciclati/recuperati o residui che non possono essere riutilizzati in altri cicli produttivi.

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